Dopo aver inaugurato la stagione con il trionfo agli Australian Open, Jannik Sinner ha chiuso il cerchio dei Major conquistando il suo secondo Slam stagionale a New York. La vittoria agli US Open non rappresenta solo il sedicesimo titolo in carriera per il campione altoatesino, ma suggella un 2024 da incorniciare, arricchito dai successi nei Masters 1000 di Miami e Cincinnati e negli ATP 500 di Rotterdam e Halle. Un percorso netto che ha consolidato, in maniera perentoria, la sua posizione di numero uno al mondo.

Un impero economico e un abisso in classifica

Il successo in finale contro Taylor Fritz ha portato nelle casse di Sinner un assegno “monstre” da circa 3,6 milioni di dollari (3,2 milioni di euro), in quello che è attualmente lo Slam con il montepremi più ricco in assoluto. I numeri finanziari dell’azzurro sono impressionanti: prima di sbarcare a Flushing Meadows, i suoi guadagni in carriera superavano i 24 milioni di dollari. Con questo ultimo successo, il portafoglio derivante dai soli premi tocca quota 27 milioni, di cui ben 10 accumulati solamente in questa stagione straordinaria.

Tuttavia, è guardando il ranking ATP che si comprende la reale dimensione del dominio di Sinner. L’azzurro vola a quota 11.180 punti, scavando un solco profondo tra sé e gli inseguitori. Alexander Zverev, secondo, è distanziato a 7075 punti, mentre Carlos Alcaraz insegue in terza posizione a quota 6690. Crolla invece Novak Djokovic, scivolato al quarto posto con 5560 punti dopo essere arrivato negli Stati Uniti da numero due.

La svolta tecnica: l’analisi di Becker

Dietro questi risultati non c’è solo talento, ma una precisa evoluzione tecnica notata anche dalle leggende del tennis. Boris Becker ha elogiato i miglioramenti al servizio di Sinner, definendo la sua battuta un vero e proprio “game-changer”. La trasformazione nasce da una delusione cocente: la sconfitta in quattro set contro Alcaraz agli scorsi US Open. In quell’occasione, Jannik e il suo team hanno affrontato la realtà con onestà brutale: serviva un cambiamento.

Insieme al coach Simone Vagnozzi, Sinner ha lavorato per settimane sulla tecnica, modificando il lancio di palla e rendendo la piattaforma di battuta più solida e affidabile. “Il servizio è l’unico colpo che l’avversario non può influenzare, è completamente nelle tue mani”, ha sottolineato Becker, lodando il lavoro svolto da Vagnozzi e Darren Cahill. Quello che un tempo era un colpo discreto è diventato un’arma letale che permette all’italiano di comandare lo scambio fin dal primo istante.

I numeri del dominio e gli obiettivi futuri

L’impatto di questa evoluzione è stato immediato. Sinner ha vinto quattro degli ultimi cinque tornei disputati, mostrando una superiorità imbarazzante specialmente sui campi indoor, dove la precisione è tutto. I dati delle ATP Finals di Torino sono emblematici: affrontando solo 15 palle break in tutto il torneo, Jannik ha perso il servizio una sola volta, proprio contro Alcaraz in finale. Si tratta della prestazione al servizio più dominante alle Finals da quando l’ATP ha iniziato a tracciare queste statistiche nel 1991.

Migliorare la battuta ha alzato l’asticella di tutto il suo gioco, regalandogli punti facili (“free points”) e togliendo pressione ai turni di risposta. Becker vede in questo aggiustamento tecnico lo spartiacque tra il Sinner estivo e la versione quasi imbattibile di fine stagione. Con un servizio finalmente all’altezza del suo esplosivo gioco da fondo campo, la scalata di Sinner appare oggi più sostenibile che mai. Il prossimo obiettivo è già nel mirino: la difesa del titolo a Melbourne il prossimo gennaio, primo passo per respingere l’assalto di Alcaraz al trono mondiale nelle stagioni a venire.